L’ambiguo malanno

L’ambiguo malanno è la donna, nelle parole di Euripide riprese da Eva Cantarella per il suo libro sulla condizione femminile nel mondo greco e romano.

 

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Due parole per raccogliere tutto il pregiudizio, tutto il malanimo, tutto il disprezzo degli uomini per l’altra metà del cielo; due parole per un titolo perfetto, che mi affascinava da tempo fin quando non ho ceduto e non ho comprato il libro, in versione ebook (quello cartaceo a quanto pare non è disponibile; e poi ho capito il perché).

Inoltre ho pensato, un po’ ingenuamente, che il sangue non è acqua e che un po’ della genialità del padre, Raffaele, grande studioso della letteratura greca, potesse comunque essere passato nella figlia, Eva, docente in qualche università.

Infine, comprando il libro on line, non ho avuto modo di leggere in anticipo la prefazione, nella quale la dolce Eva ammette che si tratta di un testo scritto negli anni Ottanta del secolo scorso; anzi, che non ha ritenuto necessario modificarlo in nulla. Forse, se avessi letto queste parole, ammetto che non avrei comprato il libro, nemmeno nella versione ebook. Perché in effetti il libro vero e proprio è una grandissima delusione.
È un compitino modesto, che potrebbe essere scritto da una laureanda sveglia, per raccogliere in modo ordinato opinioni stranote sulla donna nel mondo greco e romano. Non ci sono cose nuove (ovviamente, visto che il testo risale a quasi quarant’anni fa); ma non c’è nemmeno pathos nel ripresentare cose vecchie. Le citazioni sono banali; manca la contestualizzazione; di ricostruzione del vissuto femminile manco l’ombra. Insomma, manca il vero lavoro dello storico e dello studioso, che deve raccogliere e soprattutto interpretare i documenti in modo nuovo e originale.
E allora perché ripresentare questo libro? Beh, non lo so, a meno di immaginare la cosa più ovvia, ossia il desiderio dell’editore di capitalizzare comunque il valore di un nome (Cantarella) che comunque è ancora circondato da rispetto nel mondo degli studi classici.

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